Intervista al Consigliere dell'Associazione Alumni, Prof.ssa Cristina Ossiprandi
Bentrovati a “Meet the Board”! Ogni mese vi presenteremo il cuore pulsante della nostra Associazione, ovvero i membri del Consiglio Direttivo, dell’Organo di Controllo e del Collegio dei Probiviri. Il loro apporto è fondamentale per mantenere viva e attrattiva l’Associazione Alumni e Amici dell’Università di Parma.
Proseguiamo la nostra rubrica “Meet the Board” intervistando la Dott.ssa Cristina Ossiprandi, membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione.
Prof.ssa Ossiprandi, qual è il suo ruolo all’interno dell’Associazione e cosa l’ha spinta a farne parte?
Credo che il mio coinvolgimento sia da ricondurre, fondamentalmente, al mio passato oltre che alle mie competenze specifiche in ambito sanitario. Chiarisco. Innanzitutto, ho avuto l’onore di fare parte della governance del Rettore Loris Borghi in qualità di Prorettrice alla Didattica e Servizi agli Studenti e questo impegno istituzionale mi ha garantito un’intensa maturazione etica e relazionale. In secondo luogo, nel mio ruolo di docente afferente al Dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie in qualità di microbiologa, mi occupo di salute con un approccio One Health (tentando, in ogni modo, attraverso ogni mia lezione e confronto con gli studenti, di far assorbire questo nuovo paradigma assoluto). Ecco rivelato il mio ruolo all’interno di questa associazione: il mio profilo intellettuale contribuisce ad ampliare la multiculturalità e la trasversalità di vedute che caratterizza l’Associazione e che ne costituisce il principio fondatore.
Sappiamo che si è laureata presso il nostro Ateneo. Quali sono gli insegnamenti che le ha lasciato la sua esperienza da studente nell’Ateneo di Parma?
Sono orgogliosamente figlia di questa Università, ho respirato le sue sollecitazioni culturali da sempre: la allora Facoltà di Medicina Veterinaria rappresentava un’assoluta eccellenza nel panorama italiano, europeo e internazionale (unica università riconosciuta negli Stati Uniti ed in Israele pur essendovi parecchi studenti di nazionalità tedesca e francese).
La numerosità, allora, non era dettata da restrizioni ministeriali, per cui il mio iniziale gruppo di compagni di corso si aggirava attorno alle 500 unità. Questo significava forse, in talune circostanze, seguire la lezione seduti sui gradini dell’aula ma, al contempo, favoriva un eccellente spazio di condivisione culturale garantendoci una trasversalità di veduta che ha modellato in modo migliorativo il nostro essere veterinari.
Essendovi parecchi (certamente la stragrande maggioranza) studenti fuori sede, posso fieramente affermare che le prime esperienze di car sharing le abbiamo create proprio noi a Veterinaria. Ci alternavamo io ed un compagno di corso bresciano: caricavamo (al massimo di quanto consentito dall’autovettura) le nostre rispettive Renault 5 e ci avviavamo verso Via del Taglio (allora come attualmente, ahimè, tristemente poco servita dai servizi pubblici).
Ci tengo a sottolineare un aspetto fondamentale che ancora oggi caratterizza questo dipartimento: il forte senso di accoglienza che vivevamo come studenti ma anche una particolare attenzione che potrei definire “cura” riconducibile alla costante presenza e al continuo supporto offerto da tutti (se non proprio tutti, almeno, la maggior parte di essi) i docenti. La mia esperienza di studentessa qui nell’Ateneo parmense è stata, quindi, ricca di emozioni e molto interessante sotto il profilo esperienziale; oserei definirla, sebbene in modo un po’ enfatico, una vera e meravigliosa esperienza di vita.
Da diversi anni ormai ricopre diversi ruoli istituzionali all’interno dell’Ateneo. Qual è stata l’esperienza più significativa e perché?
I miei ruoli istituzionali si sono, da sempre, interconnessi con la didattica e con la popolazione studentesca. Ho iniziato come delegata per l’orientamento (in ingresso e in uscita), poi delegata per la Didattica ed ho ricoperto il ruolo di Prorettrice alla Didattica e Servizi agli Studenti nel periodo 2013-2017. Attualmente faccio parte del Nucleo di Valutazione di Ateneo.
È indubbio che l’esperienza di prorettrice abbia comportato notevoli sacrifici, sia nella sfera privata (l’intera giornata dedicata all’ateneo) come pure in quella professionale (come ricercatrice). Si tratta di ruoli totalizzanti che assorbono ogni energia, sia mentale come pure psicologica e fisica ma sanno restituirti una sensazione unica ed impagabile: quella di poter concorrere al miglioramento qualitativo di una comunità intera (quella accademica) nel tentativo di creare donne e uomini che possano mettere in atto il vero cambiamento epocale che si ripercuota sul fronte etico, in primis, ma anche ambientale ed economico (seguendo la logica intrinseca dello Sviluppo Sostenibile).
Questo ruolo mi ha permesso di conoscere l’anima vera dell’Università di Parma: personale docente, personale tecnico-amministrativo di supporto a ciascuna delle attività che caratterizzano le dinamiche accademiche, ma soprattutto le studentesse e gli studenti che abitano questo luogo privilegiato di crescita professionale ma anche umana e civica.
Il regalo più prezioso che ho ottenuto a margine di questa intensissima esperienza (e che ancora mi accompagna anche a distanza di anni) è il senso di riconoscenza e di fiducia ma anche di profondo affetto che mi dimostrano i colleghi nel momento in cui le nostre strade ritornano ad incrociarsi.
Credo fermamente in quanto asseriva Henry Ford: “Ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo.”
Sono convinta di aver assaporato questo successo grazie e a questa meravigliosa Università di Parma. Un successo, che va ben oltre i ranking e le statistiche perché parte da un prerequisito necessario e imprescindibile: porre lo studente al centro di ogni nostra scelta politica e strategica.