Intervista al membro dell'Organo di Controllo dell'Associazione, Dott. Giovanni Fracasso

Bentrovati a “Meet the Board”! Ogni mese vi presenteremo il cuore pulsante della nostra Associazione, ovvero i membri del Consiglio Direttivo, dell’Organo di Controllo e del Collegio dei Probiviri. Il loro apporto è fondamentale per mantenere viva e attrattiva l’Associazione Alumni e Amici dell’Università di Parma.

Proseguiamo la nostra rubrica “Meet the Board” intervistando la Dott. Giovanni Fracassomembro dell'Organo di Controllo dell'Associazione. 

Dott. Fracasso, qual è il suo ruolo all’interno dell’Associazione Alumni e cosa l’ha spinta a farne parte?
Nell’Associazione Alumni sono membro dell’organo di controllo. Il mio impegno per gli Alumni affonda le radici negli anni del mio dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Economia quando, insieme ad alcuni docenti, ricercatori e top manager laureati a Parma, costituimmo Tyche, una associazione che svolse convegni, seminari sulla finanza (ricordo alcune belle iniziative con il compianto Prof. Francesco Daveri) e numerosi eventi. Con il trio Aldo, Giovanni e Giacomo cominciammo un ciclo di incontri in cui dialogare insieme agli studenti non solo di economia e finanza ma di successi e insuccessi nella vita, di sfide ed opportunità. L’Associazione Alumni segna un nuovo importante capitolo di questa storia. Rafforza e ravviva il legame tra generazioni, sostiene l’interazione tra l’Università e la società, crea un forte engagement.

Sappiamo che si è laureato presso il nostro Ateneo. Come ricorda quegli anni e cosa le hanno lasciato in eredità?
Sono stati anni spensierati e ricchi di stimoli ed insegnamenti. Se tornassi indietro rifarei la stessa scelta. Parma mi ha dato tanto, e continua a darmi tanto. Consiglio ancora di scegliere Parma per la qualità della sua Università e per tutto l’ecosistema che vi è intorno, che ha radici antiche. Nel Settecento, nel secolo dei Lumi, dopo la Parigi, Parma divenne la città europea con più abbonati all’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. Questa tradizione colta è rimasta viva, fa parte di quel sistema di valori che rende Parma unica: alla sua bellezza architettonica e artistica (si pensi alla meraviglia delle cupole del Correggio o all’incanto del Duomo e del Battistero dell’Antelami), alla ricchezza delle sue collezioni d’arte, si unisce una straordinaria joie de vivre. Studiare a Parma vuol dire immergersi in questo heritage. Qualità della vita e percorso di studi di eccellenza a Parma sono in piena simbiosi, si nutrono a vicenda. Se pensiamo al rapporto tra città e Università, Parma è una sorta di Boston italiana.

Anche alla luce della sua esperienza di formazione e lavorativa, c’è qualche consiglio che sente di condividere con i giovani studenti/esse e neolaureati/e?
Consiglio ai giovani neolaureati di puntare su aziende di qualità, solide e che abbiano una visione di lungo periodo. Bisogna evitare quelle aziende che hanno logiche di breve termine, dove la pressione per i profitti di breve distrugge la qualità del lavoro, l’equilibrio tra lavoro e vita privata, e spesso danneggia il futuro stesso dell’azienda. A Parma e nel suo territorio si trovano numerose aziende di eccellenza, che competono con successo nei mercati internazionali. Parma, inoltre, è una delle capitali del movimento delle B Corporation: aziende dove sostenibilità e creazione di valore vanno di pari passo, dove sono elevati gli standard di performance sociale e ambientale, di trasparenza e di responsabilità. Ai neolaureati di oggi suggerisco di avere una grande ambizione: quella di diventare i protagonisti di un nuovo Umanesimo d’impresa.