Intervista al membro dell'Organo di Controllo dell'Associazione Alumni, Prof. Paolo Michiara

Bentrovati a “Meet the Board”! Ogni mese vi presenteremo il cuore pulsante della nostra Associazione, ovvero i membri del Consiglio Direttivo, dell’Organo di Controllo e del Collegio dei Probiviri. Il loro apporto è fondamentale per mantenere viva e attrattiva l’Associazione Alumni e Amici dell’Università di Parma.

Proseguiamo la nostra rubrica “Meet the Board” intervistando il Prof. Paolo Michiaramembro dell' Organo di Controllo dell'Associazione. 

Professore, qual è il suo ruolo nell’ Associazione e cosa l’ha spinta a farne parte?
Faccio parte dell’Associazione perché credo che sia fondamentale mantenere un legame tra le generazioni e tra coloro che, a vario titolo, sono “passati”  dalla nostra Università. Mi è stato quindi chiesto, probabilmente per il fatto che mi sono a lungo occupato di terzo settore, di far parte dell’Organismo di controllo; ho accettato ritenendo giusto “dare una mano” al Consiglio e alla nostra bravissima e attivissima Presidente.

Sappiamo che si è laureato in Giurisprudenza presso il nostro Ateneo e che oggi ricopre il ruolo di Docente nel Corso di Laure Architettura e Città sostenibili. Come vede il compito educativo nello stesso Ateneo in cui ha conseguito la laurea?
Si tratta di una responsabilità in più. Il fatto di insegnare nello stesso Ateneo che ti ha formato, significa necessariamente dover cercare di dare qualcosa in più di quanto si è ricevuto. È poi per me un piacere essere parte dell’Unità di architettura e quindi del Dipartimento di Ingegneria e Architettura (DIA). Ad architettura sono infatti inserito in un ambiente dove ho potuto continuare a coltivare alcune passioni giovanili (apparentemente) extra giuridiche quali quelle per l’arte e per le humanities in generale. Insegno poi materie (contratti pubblici e appalti, urbanistica, beni culturali) che corrispondono anche all’ambito che mi vede impegnato professionalmente come avvocato. Cerco quindi di trasferire ai miei studenti, oltre alle conoscenze di base, la consapevolezza che la ricerca, la didattica  e la professione  sono realtà  che possono proficuamente contaminarsi.

Quali sono gli insegnamenti che le ha lasciato la sua esperienza da studente nell’Ateneo di Parma e di cui fa tesoro quotidianamente?
Ciò che credo la mia esperienza da studente mi abbia lasciato è che occorre essere non solo bravi studiosi ma anche persone disponibili a trasmettere e comunicare, oltre al proprio sapere, la passione per quel che si fa. L’Università di Parma ha avuto e ha tanti maestri in grado di accendere la passione negli studenti. Il fatto di essere un Ateneo antico radicato in una città di dimensione a misura d’uomo, fa sì che il rapporto (necessariamente) personale tra maestro e allievo sia ancora possibile. L’ umanità che ho respirato tra le mura del nostro Ateneo… ecco quel che, in estrema sintesi, può essere considerato un piccolo tesoro da conservare e tramandare.

C’è qualche consiglio che sente di condividere con i giovani che si stanno per affacciare al mondo del lavoro?
I nostri studenti non hanno il problema di trovare lavoro. Ci si interroga quindi con loro su quale possa essere un buon lavoro. Ecco, in ordine sparso, alcune delle cose che dico:  pensate a quelle che sono le vostre reali “inclinazioni”, non solo a quello che vi piace. Il lavoro è labor, cioè fatica e “lavorare stanca”, come recitava Pavese; ma se seguite le vostre inclinazioni, otterrete dei buoni risultati.  I risultati vi gratificheranno: la soddisfazione crea passione e la passione fa dimenticare la fatica. Essere utili agli altri (in questo consistono i buoni risultati)… ecco il vostro scopo!

 

Articolo a cura di: Alessia Mastrangelo