Intervista al Consigliere dell'Associazione Alumni, Prof. Fabrizio Storti

Bentrovati a “Meet the Board”! Ogni mese vi presenteremo il cuore pulsante della nostra Associazione, ovvero i membri del Consiglio Direttivo, dell’Organo di Controllo e del Collegio dei Probiviri. Il loro apporto è fondamentale per mantenere viva e attrattiva l’Associazione Alumni e Amici dell’Università di Parma.

Proseguiamo la nostra rubrica “Meet the Board” intervistando il Prof.Fabrizio Storti, membro del Consiglio Direttivo dell'Associazione. 

Professore, qual è il suo ruolo all’interno dell’Associazione e cosa l’ha spinta a farne parte?
Faccio parte del Consiglio Direttivo sin da quando sono stato inserito nel gruppo di governo dell’Ateneo dal Rettore Paolo Andrei. Ho accettato con piacere questo incarico perché sono consapevole del ruolo molto importante che l’Associazione svolge per consolidare e ampliare costantemente la comunità universitaria parmense, allargata a coloro che, avendo studiato da noi, conservano un legame affettivo ed un debito di riconoscenza verso l’Ateneo che li ha formati.

Da novembre 2017 svolge la funzione di Prorettore per la Terza Missione. Quali sono i profili più interessanti e sfidanti di questo prestigioso incarico? E quale connessione può ravvisare tra tale incarico e la sua partecipazione all’Associazione Alumni e Amici Unipr?
Nonostante la denominazione “Terza” possa indurre un senso di subalternità nei confronti delle due missioni “classiche” dell’università, sono fortemente convinto della grande importanza della Terza Missione e, conseguentemente, della responsabilità che ne consegue per chi la coordina. Attualmente, il termine “Valorizzazione delle Conoscenze”, sta sostituendo la denominazione iniziale perché esprime più chiaramente cosa ci si attende da questo insieme di attività accademiche: la condivisione dei saperi tra ateneo e società, realizzata in maniera sinergica e osmotica, senza presunzione ne preconcetti, ambendo all’arricchimento culturale reciproco. I profili principali di questa missione sono classicamente due: il trasferimento tecnologico verso il tessuto produttivo, che può beneficiare dei risultati della ricerca e, a sua volta, fornire stimoli importanti per nuove frontiere d’indagine, e la condivisione culturale con la società, che spazia dagli eventi divulgativi come i tipici seminari, le tavole rotonde o i festival, fino al coinvolgimento attivo dei cittadini nella ricerca, la cosiddetta “citizen science”. La connessione con l’Associazione Alumni e Amici Unipr esiste in entrambi gli ambiti: avere una rete di ex alunni che occupano posizioni importanti nel mondo industriale favorisce l’occupazione delle nuove generazioni che escono oggi dalle aule universitarie, così come il ruolo dell’Associazione è di grande supporto per le politiche di condivisione culturale perché consente di beneficiare della “capacità comunicativa” assicurata dalla narrazione esperienziale di nostre/i ex alunne/i.

Quali sono gli insegnamenti che le ha lasciato la sua esperienza da studente nell’Ateneo di Parma?
Avendo svolto i miei studi presso l’Università di Pisa, non posso rispondere nello specifico. Tuttavia, posso testimoniare che l’esperienza di studente crea un legame indissolubile con l’Ateneo dove ci si è formati. Dopo aver trascorso 10 anni a Pisa, sono stato a Roma per altri 15 prima di trasferirmi a Parma. Sia l’esperienza romana, sia quella attuale, sono state per me molto positive, umanamente e professionalmente. A Roma si è sviluppata gran parte della mia “maturazione accademica” e qui a Parma ho trovato tanta stima e fiducia, tali da consentirmi di occupare posizioni di rilievo nella gestione dell’Ateneo, per cui nutro forti sentimenti di riconoscenza e gratitudine verso questa comunità accademica. Nonostante tutto ciò, mantengo il senso di appartenenza all’università dove mi sono formato e questo mi fa comprendere chiaramente l’importanza delle associazioni di ex alumni, che consentono di tenere vivi questi legami e creare occasioni di “restituzione” da parte di chi ha avuto successo nella vita professionale.

Per concludere, c’è qualche consiglio che sente di condividere con i giovani studenti/esse e neolaureati/e?
Credo che oggi come non mai si possa consigliare alle studentesse e studenti di investire su se stesse/i, sulla propria preparazione e passioni con entusiasmo e creatività, per affrontare con fiducia il futuro, la cui evoluzione tecnologica estremamente rapida offre molte opportunità per costruire percorsi professionali originali e innovativi, impensabili solo pochi anni fa. Mentre nel passato la tentazione di privilegiare percorsi universitari a maggior capacità occupazionale era forte e spesso amplificata negli ambienti familiari, a discapito delle proprie passioni e aspirazioni professionali, attualmente la flessibilità lavorativa è notevolmente aumentata, attenuando fortemente la gerarchizzazione per capacità d’impiego. Oggi la “contaminazione disciplinare” rappresenta un forte valore aggiunto per affrontare con successo nuove sfide imprenditoriali, consentendo di superare secolari stereotipi professionali per creare sempre nuove ibridazioni in gruppi di lavoro multidisciplinari. Gli ingredienti ineludibili per vivere con soddisfazione e gratificazione le proprie esperienze lavorative sono la preparazione e l’attitudine al lavoro di squadra, coniugando capacità, umiltà, rispetto e determinazione, che non deve mai diventare sopraffazione per rincorrere la leadership. Quest’ultima infatti è una qualità che non ci si può arrogare, ma che viene riconosciuta dal gruppo a chi sa mettersi a disposizione per valorizzare al meglio il lavoro e le qualità di tutti.

 

Articolo a cura di: Alessia Mastrangelo